L’astronauta Riya si ritrova a bordo di una stazione di ricerca su un pianeta remoto e desolato. All’improvviso si risveglia, senza alcun ricordo di come sia finita lì, se non per qualche frammento confuso del suo passato. Mentre esplora il complesso in subbuglio, trova diversi cadaveri, rendendosi conto con crescente angoscia che si tratta dei suoi compagni di viaggio.
Ash – CENERE MORTALE: UNA STORIA AVVINCENTE MA FALLOSA
Il film Ash – Cenere mortale riesce a trasmettere un certo fascino, quasi ipnotico, specialmente nella sua componente horror, grazie a effetti speciali crudi e inquietanti. Le similitudini con il cult del 1997, Punto di non ritorno, sono innegabili. Tuttavia, nonostante questa forza viscerale, si delineano chiaramente le lacune di una sceneggiatura che si rivela superflua e confusa, riciclando idee archetipiche senza una direzione chiara.
UN INIZIO INQUIETANTE
Sin dai primi fotogrammi, allorché Riya, interpretata da una competente Eiza González, si risveglia nel caos, la narrazione si dipana con frenesia. L’ambientazione, segnata da eventi misteriosi, viene svelata attraverso flashback ripetuti che alimentano la confusione e il dramma.
UNA NARRAZIONE SGRETOLATA
Progressivamente, la storia perde coesione, sfociando in sequenze sanguinose che oscurano il messaggio centrale. Riya e Brion, interpretato da Aaron Paul, tentano di scoprire il perché del catastrofico evento. La sceneggiatura, pur promettente, è zeppa di elementi scontati e colpi di scena forzati, lasciando il pubblico in uno stato di crescente frustrazione.
L’impegno del rapper Flying Lotus, che fa il suo esordio come regista, è apprezzabile, specialmente considerando l’uso creativo dello spazio, un ex stabilimento in Nuova Zelanda. Tuttavia, la regia è talvolta troppo concitata, trascurando di sviluppare a fondo la tensione tra Riya e Brion, limitandosi a lanciarsi in un continuo susseguirsi di azione e gore, che risulta fine a sé stesso.
CONCLUSIONI FINALE
In conclusione, Ash – Cenere mortale si presenta come un’opera sci-fi con forti connotazioni horror. Pur essendo esteticamente interessante e con effetti speciali inquietanti che giocano sull’ambientazione claustrofobica, la trama si rivela confusa. Riya è costretta a confrontarsi con i propri demoni interiori tramite flashback, ma tali elementi narrativi non riescono a dare un senso compiuto alla storia e il tutto si traduce in una violenza che, sebbene visivamente accattivante, non è supportata da una sceneggiatura solida.